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11.14.2017

Suonare all’estero, consigli per l’uso: intervista a Anita Richelli, booking agent di Paper & Iron

Anita Richelli lavora come booking agent per Paper and Iron Booking Co., un’agenzia indipendente di Berlino con un roster di artisti internazionali fondata nel 2005.
Abbiamo fatto due chiacchiere per sapere come funziona un’agenzia di booking all’estero e per chiederle qualche consiglio da dare agli artisti italiani sull’organizzazione di un tour al di fuori dell’Italia.

Ciao Anita, presentati: chi sei e cosa fai
Sono di Verona, ma vivo a Berlino da 7 anni e da circa due lavoro per Paper & Iron, che è un’agenzia di booking europea per artisti tipo Angel Olsen, Ryley Walker, Jenny Hval e altri. Oltre a questo, lavoro come promoter a Berlino e organizzo concerti in vari locali. Prima invece organizzavo concerti a Verona, in un posto chiamato Casetta Lou Fai e per Associazione Interzona.

Nel roster della tua agenzia, ci sono anche artisti italiani: com’è iniziata la collaborazione con loro?
Sì. Con alcuni collaboro per il booking europeo (His Clancyness, C+C=Maxigross, Any Other), per altri ho organizzato i loro concerti a Berlino (Be Forest., Iosonouncane). La collaborazione comincia da molto prima, sono persone che già conoscevo dall’Italia ed è stato molto naturale aiutarli con l’estero quando mi hanno mandato i loro nuovi album e parlato dei loro progetti. Ma lavoro con molti artisti europei in generale, tutti contatti che vengono dall’essersi conosciuti in città dove ho vissuto, a concerti/festivals ecc. Il primo tour europeo per i C+C=Maxigross l’ho fatto nel 2014. 

Trovi difficoltà nel trovare date e proporre artisti italiani a un pubblico straniero?
Non incontro differenze nel proporre artisti italiani o da altri Paesi europei in un Paese diverso da quello di provenienza. In generale richiede tanto lavoro trovare date a gruppi emergenti. Bisogna cercare i giusti promoters/locali, che siano interessati a lavorare con questo tipo di band o che siano appassionati del genere che fanno. A Berlino certo è più facile organizzare un singolo concerto perché ci sono stranieri da ogni posto (quindi al concerto di italiani ci sono italiani, a quello di serbi ci sono serbi, a quello degli austriaci gli austriaci, ecc.)

A proposito dei promoters/locali… Cosa valutano quando gli proponete un artista/band non ancora conosciuta? La rassegna stampa? Le date fatte precedentemente?
Dipende. Per promoter DIY, collettivi ecc. la cosa fondamentale è che gli piaccia il progetto.
Per un locale è fondamentale che ci sia un po’ di buzz. Quindi un po’ di stampa o il fatto che il gruppo abbia suonato precedentementein quella città (e che il concerto sia andato bene).

Su che territorio lavorate e quali sono i locali con cui collaborate di più?
Lavoriamo in tutta Europa. Qui è un po’ diverso da gruppo a gruppo, dipende dalla strategia, dal tipo di tour che si ha in mente, dal tipo di supporto che il gruppo ha. Cioè, diciamo che le zone dove si fa / si farà un tour dipende più dalle esigenze di una band che dai nostri contatti.

Ok… Ti va di spiegarci meglio come funziona il tuo lavoro? Facciamo un esempio pratico: uno dei vostri artisti vi comunica che tra 6 mesi uscirà il suo nuovo disco e che vorrebbe fare un tour europeo per promuoverlo. Quando inizi a lavorare sul tour? Quali sono i vari passaggi?
Allora, 6 mesi intanto è il tempo minimo per cominciare a lavorarci.
Diciamo che cerco di portare il gruppo in ogni posto dove abbia senso portarlo, che è un misto di trovare città sulla strada, posti dove hanno già suonato e hanno già un pubblico e posti dove è importante crearlo.Quindi guardo eventi nel periodo in cui andranno in tour, date precedenti, posti dove ci sono locali o promoter particolarmente adatti a loro.

Immagino che per ogni artista sia diverso, ma in media quanto dura un tour?
Due settimane direi, in cui cerco di coprire quasi tutte le serate. Fortunatamente all’estero non è impossibile come in Italia riempire giorni infrasettimanali, anche perché i concerti iniziano e finiscono ad orari decenti, qui a berlino a mezzanotte sono già a casa.

Sì, intendi che non è necessario suonare nel weekend per avere pubblico, diciamo che sono più ‘educati’ ai concerti infrasettimanali
Tantissimo

E solitamente, in media, un artista emergente all’estero quanto, come e quando viene pagato dal promoter? All’inizio, alla fine del tour?
Viene pagato dopo ogni concerto, spesso con percentuale sui biglietti, quindi con un accordo “alla porta”.

Spiegaci meglio… a seconda del pubblico, l’artista prende una percentuale? È un accordo che si fa di frequente? Alcuni non prendono un cachet fisso? Funziona così in tutta Europa?
Sì, una volta coperte le spese, il gruppo prende una percentuale del ricavo. Funziona spesso così e a volte ci sono cachet fissi, ma per gruppi emergenti sono molto piccoli.  Magari, a volte, ci sono locali che ricevono fondi se lavorano con gruppi europei e quindi riescono a pagare dei fissi un po’ più alti, ma per la maggior parte dei locali fare gruppi praticamente sconosciuti è un rischio.

Si parla di 150-200€? E voi come agenzia, come calcolate la vostra booking fee? Avete una percentuale?
Sì, esatto. Noi prendiamo una percentuale sui cachet. Una piccola percentuale, abbastanza standard nel settore. Ed è anche per questo che scelgo di lavorare solo con gruppi che so che non mi faranno dannare a trovar date, che sono disponibili ad andare tanto in tour e che sono intenzionati a lavorarci a lungo termine.

Chiaro e comprensibile..Ma quindi come selezionate gli artisti che fanno parte del vostro roster? Vengono tutti da conoscenze personali o andate a scovarne dimostrando loro il vostro interesse nel organizzargli delle date?
Entrambe le cose, spesso un misto tra le due, diciamo che se un gruppo mi viene suggerito da qualcuno e già ne avevo sentito parlare in giro significa che qualcosa si sta muovendo.

 


His Clancyness 


E  invece tornando a parlare di scartoffie e cose più burocratiche: vi occupate anche di seguire l’artista a livello amministrativo: tasse, social security…?
Non direttamente, ma sì, aiutiamo per pagare tasse, visti ecc. Di solito le tasse vengono pagate dai promoter nel loro Stato. Spesso fanno gli artisti per conto loro o i promoter, appunto. Noi troviamo principalmente i concerti e poi chiaramente, se i gruppi hanno domande sappiamo aiutarli, visto che ci siamo già trovati in certe situazioni.

Prima mi parlavi di buzz, la rassegna stampa e il lavoro di promo che è stato fatto sulla band… Quindi secondo te, quali sono i tre consigli fondamentali che daresti a una band italiana che vuole fare un tour all’estero? Un ufficio stampa straniero? Aver già fatto qualche data al di fuori dell’Italia? Quali sono i fondamentali per una buona riuscita di un tour all’estero?
La cosa fondamentale è: PERCHÈ voglio andare all’estero? Da chiedersi sia in generale che relativamente ad un singolo tour, anche perché non è che l’estero sia una miniera d’oro…
Faccio qualche esempio: nel caso in cui un artista voglia fare un tour in vista di uno showcase a Eurosonic, o perché un amico che abita a Londra gli ha organizzato un concerto, come booking agent cercherò date sul cammino per renderlo possibile. Oppure nel caso in cui come obiettivo, la band voglia crearsi un pubblico in Germania, mi muoverò cercando gruppi simili, promoter a cui potrebbe piacere il progetto e organizzare 5/6 date per farli conoscere sul posto.

Quindi aver ben chiaro qual è l’obiettivo del tour…
Esatto. Oppure la band/artista ha investito tantissimo in un ufficio stampa inglese, allora cercherò date per farli suonare a Londra o a Parigi o a Berlino a seconda di dove stia lavorando l’ufficio stampa straniero.

E sicuramente immagino che avere un ufficio stampa del Paese in cui si fa il tour o comunque straniero che lavori alle date, sia di grande aiuto..
Sì, tantissimo (ma senza complicarsi troppo la vita si può fare anche da soli)

Sì, anche se non si ricorre a un ufficio stampa, l’importante è che si faccia comunque promo senza sperare che la gente venga casualmente al concerto…Quindi dacci tre consigli fondamentali per una band che sta pensando di organizzare un tour all’estero
Allora vediamo:

  1. avere ben chiaro l’obiettivo del tour (promozionale, andare ad un evento speciale,  costruire un pubblico, ecc…) – ovviamente possono essere anche più cose insieme
  2. fare un bel po’ di ricerca (gruppi simili, dove hanno suonato, che locali sono meglio per loro ecc.)
  3. avere già in mente la mossa successiva, perché non è che si fa un tour e poi succedono miracoli. Il tour è solo una piccola parte di un lavoro più ampio.

E se vuoi ti posso dare anche un po’ di differenze con l’italia, da avere magari presente: la cosa principale è che all’estero si lavora molto di più con i promoter, che con i locali o con collettivi di gente che organizzano concerti.

E poi il promoter si occupa di trovare il locale?
Esatto, tipo Iosonouncane l’ho fatto due volte in due locali diversi, Any Other quattro volte in quattro locali diversi, altra differenza sono i deal “alla porta” di cui ho parlato prima e la terza sono i concerti infrasettimanali più facili.

Ultime domande: secondo te qual è un artista italiano pronto per essere esportato all’estero? Chi potrebbe funzionare live al di fuori dell’Italia? Se potessi scegliere un artista italiano/band a cui organizzare il tour, chi sceglieresti?
Tutti sono pronti.
No, questa è una cosa che va demolita: il prossimo che mi scrive che il suo progetto è di “impostazione internazionale” o “potenzialmente esportabile” mi arrabbio. Accetto “progetto internazionale” nei seguenti casi: membri del gruppo provenienti da diversi paesi, album che esce per un’etichetta diversa dal paese di provenienza, non si può definire internazionale solo perché canta ininglese.
Quindi non c’è quella cosa che rende il progetto internazionale o esportabile e di certo non è una discriminante il cantare o meno in inglese (i gruppi che ho fatto a Berlino cantavano in italiano, serbo e macedone, la lingua non deve essere un problema).
Se dovessi scegliere la band per cui organizzare qualcosa, penso che mi piacerebbe tantissimo fare un concerto a Berlino per gli Uzeda, è un gruppo che mi ha ispirata tantissimo (non so, magari ci hanno già suonato).

Nel caso, non pensiamo gli dispiacerebbe tornarci…

 

F